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Raccolta delle piante curative

Era molto tempo che avevo l’intenzione di spiegare come effettuare la raccolta delle piante curative nei modi corretti in modo che conservino i principi attivi contenuti il più possibile, ma rimandavo sempre per mancanza di tempo e adesso, che mi trovo in montagna per qualche giorno di sospirato riposo in cui mi dedico a me stessa e faccio le cose che mi piacciono, mi accingo finalmente a scrivere questo articolo.

Qui dedico una buona parte del mio tempo vacanziero nella lettura di libri di erboristeria, faccio esperienze “sul campo ” e raccolgo giornalmente ( quando non piove, si sa) le piante officinali del posto che servono maggiormente contro i miei disturbi, dato che dove mi trovo l’aria è buona, l’inquinamento è ridotto al minimo e ci sono anche moltissimi prati non destinati alla coltivazione e, quindi, privi di sostanze chimiche.

Premetto che erbe e piante curative che si ha intenzione di impiegare fresche vanno raccolte giorno per giorno nella quantità limitata a quella indicata per l’uso che se ne vuole fare e bisogna usarle il prima possibile (quelle appena colte, ovviamente, sono  ben più ricche di sostanze benefiche di quelle secche).

Se, invece, si vuole usufruire delle loro proprietà curative anche nei periodi dell’anno in cui è impossibile o inopportuno raccoglierle (ogni pianta ha un tempo balsamico diverso), se ne può fare scorta, ma in tal caso bisogna essiccarle in tempi brevissimi.

 Quando, come e dove raccogliere le piante officinali e curative

Innanzitutto occorre munirsi di:

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  • diversi sacchetti di carta (quella per il pane è l’ideale) o di stoffa per porvi separatamente le varie piante officinali;
  •   una forbice;
  •   un coltello;
  • di guanti in lattice o di cotone(per maneggiare particolari elementi, come le pungenti foglie di ortica, i cardi, le varie radici);
  • un cestino di vimini per contenere il tutto.

I sacchetti di plastica non sono indicati per la raccolta e si devono, quindi, evitare…..a meno che ci si trovi con solo quelli a disposizione. 🙂

Teli e sacchetti in plastica non devono essere usati neanche per essiccare e conservare le piante curative.

Si possono cogliere le erbe medicali generalmente dall’inizio della primavera ai primi di novembre, ma questa è una regola generale a cui ci sono eccezioni, perché alcune piante particolari (la celidonia, per esempio) si trovano anche d’inverno sotto la neve, sempre che se ne ricordi il punto esatto di dimora.

Le ore centrali della giornata sono quelle migliori per la raccolta della maggior parte delle piante curative e consiglio di effettuarla quando splende il sole e il clima è secco, evitando le giornate molto nuvolose e umide.

Mai andare a raccogliere nei giorni di maltempo e quando le foglie sono ancora bagnate o umide di pioggia o di rugiada.

Le radici, invece, devono essere estirpate in mancanza di luce e, possibilmente, al buio.

Luna piena in cielo sereno notturno

La pratica di raccogliere determinati vegetali di notte era molto in uso in epoche passate e nel Medioevo, quando, molto spesso, le contadine guaritrici venivano additate come streghe che si riunivano in sabba a luna piena: in realtà il chiarore della luna serviva loro ad orientarsi nell’oscurità e a cogliere le radici di notte, in modo che la luce diurna non ne danneggiasse buona parte delle proprietà curative intrinseche.

Si devono scegliere esclusivamente piante sane, pulite e prive d’ insetti.

Bisogna assolutamente evitare di prendere erbe curative cresciute selle sponde di acque inquinate e sporche, sui terrapieni delle ferrovie, nelle vicinanze di strade trafficate ed esposte ad alte emissioni di CO2, nei campi e prati concimati chimicamente.

A questo proposito ho fatto un corso molti anni fa in Alto Adige, nel quale veniva insegnato come riconoscere i campi privi di trattamento chimico: vari accorgimenti, ma quello veramente fondamentale consiste nell’osservare bene la vegetazione e i colori del prato quando è in fiore.

Se sono presenti una buona varietà di piante e non c’è predominanza di colorazione unica, ma sono presenti più colori e sfumature delle infiorescenze, ci sono moltissime probabilità che il terreno non sia concimato chimicamente.

Ho scritto probabilità e non certezza, in quanto pesticidi e fertilizzanti sono continuamente perfezionati e sostituiti e non è detto che non vengano usati in agricoltura solo prodotti che uniformano in gran parte il tipo di vegetazione e di colore.

Personalmente, cerco di raccogliere le piante officinali in prossimità di boschi, ruscelli e sentieri, evitando gli spazi estesi che si prestano alle coltivazioni intensive.

Prato dell'Alpe di Siusi

A questo proposito ricordo che un raccoglitore di erbe di Castelrotto mi fece il grandissimo favore di avvertirmi di “evitare come la peste” i prati dell’Alpe di Siusi, che io, povera e ingenua cittadina, consideravo sicuri e incontaminati, vista l’altitudine, la purezza dell’aria e il fatto che si trattasse di un parco (a parole) protetto.

Ebbene, già 15 anni or sono, ingenti quantità di fertilizzanti chimici venivano irrorate in quell’area per fare in modo che fosse possibile effettuare il doppio delle raccolte di fieno di quelle che la natura consente.

Forse sbaglio, ma da allora uso raccogliere la miracolosa ortica senza farmi troppi problemi anche nel mio piccolo giardino urbano, perché posso essere sicura della totale mancanza di prodotti chimici anche se, pur essendo ubicato in una zona a scarso traffico, il mio spazio verde si trova comunque in un centro abitato.

Cerchiamo di avere riguardo della natura: ci sono piante sotto protezione che non si devono assolutamente prendere, ma esistono altre piante medicinali con le stesse caratteristiche e sostanze attive che si possono cogliere liberamente e senza far danno alla Natura.

Non strappiamo la pianta con tutte le radici, a meno che non vogliamo cogliere proprio queste.

Effettuiamo la raccolta delle piante curative sempre nel rispetto dell’ambiente che ce le dona generosamente e cogliamo solo il quantitativo che ci occorre, considerando che le erbe officinali essiccate conservano le loro caratteristiche per circa 1 anno e non di più.

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Credit photo Alpe di Siusi: shogun for Pixabay.com

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10 Commenti

  1. Personalmente non mi sono mai occupata di questo argomento, anche se m’interessa comunque e questo tuo post è molto interessante e contiene molte informazioni utili anche per me che sono digiuna di erbe curative e simili, grazie e complimenti!

  2. consigli davvero utili,per poter conservare al meglio i profumi della bella stagione in periodi piu’ tristi.

  3. Grazie dei commenti! @Maris: si, qui sto benissimo e….rinasco, occupandomi finalmente di erbe e….prendendole fresche in infusi.Spero solo che il tempo regga per farmi una bella scorta per l’inverno: se piove non si può raccogliere:-)

  4. Ciao cara Franci! Sono felice di saperti in montagna a goderti un pò di aria buona 🙂
    Un post importante, questo, grazie: ti immagino lì, tra i prati, col tuo cestino di vimini e i tuoi sacchettini mentre raccogli erbe officinali… Bravissima, dimostri quanto si possa apprezzare la natura e ciò che ci offre anche nel XXI secolo!
    Un bacione!

  5. mio padre è un amante di erbe aromatiche e curative; in alcuni periodi dell’anno si reca in montagna a raccoglierla per poi riutilizzarla in autunno e inverno, ci vuole cura e soprattutto come dici tu saperla raccogliere

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