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Proteggere cani e gatti dalle malattie causate da punture di zanzare e pappataci

Bisogna assolutamente proteggere cani e gatti dalle punture di zanzare e flebotomi non solo perché sono fastidiose per loro come lo sono per noi, ma soprattutto per il fatto che questi sgradevoli insetti sono veicoli di malattie anche molto gravi per gli animali, come la filariosi e la leishmaniosi, e pertanto dobbiamo fare tutto il possibile per una prevenzione efficace come quella che si mette in atto per gli umani senza adottare soluzioni e prodotti che potrebbero essere pericolosi per i nostri animali da compagnia.

Questa guida pratica è piuttosto lunga, ma non poteva essere altrimenti, dato che intendo fornire una visione completa del problema e indicare tutti i mezzi, molti dei quali sono efficaci sia contro le zanzare sia contro i flebotomi (ed è per questo che ho voluto scrivere un unico articolo invece che due distinti), attualmente a disposizione per risolverlo o, almeno, ridurre al massimo i rischi.

Prendetevi qualche minuto di tempo per consultarla e per essere poi in grado di difendere nei modi più efficaci i vostri amici pelosi dai pericoli che le punture di zanzare e pappataci potrebbero fargli correre.

Malattie pericolose trasmesse dalle zanzare a cani e gatti

Se le punture della zanzara comune notturna, o Culex pipiens in termine scientifico, possono costituire uno spiacevole fastidio (anche se è possibile che si formi una infezione nella zona interessata dovuta ai grattamenti dell’animale che avverte prurito) per i nostri amici a quattro zampe e di rado sono veicolo di malattie gravi, quelle di diverse specie di zanzare di recente introduzione in Italia, come la zanzara tigre (Aedes albopictus) e la zanzara coreana (Aedes koreicus) possono causare patologie pericolose per gli animali domestici.

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Infatti tali varietà di zanzare sono le maggiori responsabili della diffusione nella Penisola della filariosi, o filaria, malattia cardiopolmonare o sottocutanea parassitaria che può colpire il cane e anche il gatto e che prima si manifestava solo negli animali viventi in zone paludose e lacustri.

Filariosi

La filariosi è provocata dal parassita Dirofilaria immitis , che necessita di diverse fasi per compiere il suo ciclo biologico e che può vivere sia all’interno di un insetto sia stabilirsi in un animale che ne diventa l’ospite definitivo.

La zanzara, pungendo un animale infetto e succhiandone il sangue, ingerisce anche le larve al primo stadio del parassita presenti nello stesso che da adulte diventano infettanti (dopo circa 12 giorni trascorsi all’interno dell’insetto).

L’insetto ematofago ospite delle microfilarie, pungendo un animale per nutrirsi del suo sangue, trasmette per mezzo della sua saliva il parassita allo stesso.

Ciclo di infestazione del parassita della filariosi nel cane

Cani e gatti affetti da filaria cardiopolmonare o sottocutanea, patologia subdola (nella foto sopra sono indicate le fasi dell’infestazione nel cane) i cui sintomi possono manifestarsi anche dopo svariati mesi e che può essere anche letale per loro se non viene riconosciuta e curata in tempo, si dividono in 4 classi sintomatiche (1 subclinica, 2 moderata, 3 grave, 4 sindrome ella vena cava) in base ai segni che mostrano e vengono sottoposti a diverse terapie mirate a seconda della classe di appartenenza e della specificità del caso.

I  principali segni clinici nel cane vengono suddivisi nelle 4 classi sintomatiche di gravità:

  1. Classe di forma lieve: anche se gli esami diagnostici risultano positivi all’antigene della filariosi,  non si riscontrano sintomi per il fatto che la bassa quantità di parassiti presenti nel suo corpo non è sufficiente a provocarli.
  2.  Classe di filariosi moderata: calo di peso, difficoltà di respiro e soffio cardiaco sotto sforzo, stanchezza generale.
  3. Classe di forma grave: alterazioni delle funzionalità polmonari, tosse, dispnea, tachipinea, riduzione dei globuli rossi nel sangue, epistassi, insufficienza cardiaca, calo ponderale, formazione di emboli.
  4. Quando la malattia è arrivata al suo stadio più grave nella classe della sindrome della vena cava e la prognosi è molto riservata, i parassiti, ormai diventati di grandi dimensioni e presenti in elevata quantità occupano anche la vena cava, l’ostruzione della quale mette a serio rischio la vita dell’animale.

I sintomi della malattia conclamata nel gatto sono principalmente:

  • difficoltà respiratoria e forte tosse
  • debolezza e stanchezza cronica
  • mancanza di appetito e vomito (a volte cronico)

In fase avanzata possono manifestarsi senza preavviso collassi e difficoltà a respirare in forma grave che potrebbero portare un piccolo felino infettato rapidamente al decesso e ci sono anche stati casi di morte improvvisa senza alcun sintomo premonitore.

I cani vengono curati, previa valutazione del medico veterinario dello stato di salute del singolo animale e della complessità del caso, con la terapia adulticida per mezzo di farmaci mirati a base solitamente di melarsomina, trattamenti collaterali e attività fisica limitata quando la malattia si presenta in forma lieve.

Quando la fase è moderata, oltre alla combinazione di terapia adulticida e collaterale, viene prescritto il riposo forzato, mentre, se la classe sintomatologica è la 3, bisogna somministrare anche prodotti farmacologi sintomatici in aggiunta agli altri trattamenti.

Nella fase 4, oltre seguire le cure indicate per la classe precedente, è indispensabile il ricorso ad un intervento chirurgico per rimuovere direttamente i parassiti adulti insediatisi nel corpo dell’animale.

Il trattamento della filaria nel gatto è più difficile rispetto a quello di un cane e comporta maggiori rischi, in quanto le medicine impiegate nella cura di questa parassitosi sono molto più tossiche per i felini che non per gli appartenenti alla specie canina.

Per questa ragione e per fatto che i parassiti della Dirofilaria immitis possono sopravvivere all’interno di un gatto solo 2-3 anni, i veterinari, dopo aver fatto tutte le valutazioni del caso, spesso scelgono di adottare una strategia di monitoraggio e di osservazione in questo arco di tempo in cui vengono eseguite radiografie ed altri esami clinici a cadenze stabilite e nel frattempo viene rafforzato il sistema immunitario dell’animale e si mettono in atto profilassi preventive per fare in modo che il gatto ammalato non venga infettato da nuove larve del parassita.

Nel caso gli esami clinici evidenziassero lesioni ai polmoni, il medico veterinario interviene con la somministrazione di prodotti farmaceutici ad azione disinfiammatoria.

In questo modo e una volta trascorso il ciclo vitale dei parassiti all’interno del gatto, generalmente la malattia si risolve da sola senza effetti collaterali pesanti e pericolosi per l’animale domestico, sempre che l’intervento sia stato tempestivo e che i controlli del caso avvengano con regolarità.

Leishmaniosi

La leishmaniosi è l’altra malattia parassitaria pericolosa che interessa principalmente il cane, in quanto il gatto, anche se ne può essere colpito, è molto più resistente a questa patologia per lui sporadica (dal 1980 al 2010 in Italia ce ne sono stati solo una decina di casi) e alcuni studi scientifici ipotizzano che solo i felini con deficit immunitario possano contrarla.

La leishmaniosi animale, o leishmania dal nome del suo scopritore William B. Leishman, è una patologia prima assente nel Nord Italia e ora diventata purtroppo endemica in alcune parti del Piemonte (Torino, Casale e Ivrea) e ormai diffusa nelle zone costiere, Veneto ed Emilia Romagna (ma ne esistono focolai accertati anche in Trentino, Alto Adige, Valle ‘Aosta e Lombardia).

La puntura del pappatacio può provocare leishmaniosi

La trasmissione avviene per mezzo di un insetto notturno molto simile e assimilabile per molti aspetti alla zanzara e come la stessa ematofago, il pappatacio o flebotomo ( Phlebotomus perfiliewi, Phlebotomus papatasi e Phlebotomus perniciosus), attivo solitamente dal tramonto all’alba e il cui volo non è rumoroso (il nome, infatti, deriva ma “mangia”  e “tacendo”) come lo è, invece, il ronzio dei Culicidi.

Il genere leishmania è composto di molte specie che vengono suddivise in 3 gruppi diversi a seconda del tipo di lesioni provocate e dell’ubicazione geografica:

  • leishmania tropica, al momento non ancora diffusa e presente in America, Africa ed Asia, che causa lesioni cutanee.
  • Leishmania donovani, al quale gruppo appartiene la specie della leishmania infantum responsabile della malattia nel cane e nell’uomo e presente nei Paesi del Mediterraneo, Africa e America del Sud, che provoca leishsmaniosi viscerali.
  • Leishmania braziliensis, endemica in America Latina e causa di forme mucocutanee.

I sintomi della malattia conclamata possono manifestarsi nel cane anche dopo anni dal momento in cui è stato infettato e l’animale deve essere sottoposto il prima possibile a terapie idonee dato che, come la filariosi, la patologia, spesso associata a difetti di immunocompetenza, è molto pericolosa e, se non curata efficacemente e prontamente, potrebbe anche essere letale.

Le alterazioni clinico patologiche della malattia più comuni nel cane sono:

  • lesioni cutanee, microcutanee, ulcere e dermatiti
  • perdita di peso, di appetito e di pelo
  • diarrea e vomito
  • crescita anomala delle unghie e ispessimento cutaneo
  • aumento del volume dei linfonodi e noduli sottocutanei
  • disturbi agli occhi di vario genere
  • anemia, debolezza, stanchezza cronica e dolori diffusi
  • ingrossamento della milza
  • insufficienza renale con conseguente sete e minzioni eccessive
  • zoppia

La sintomatologia nel gatto può essere a volte la stessa, ma anche molto meno evidente o variabile e sono stati riscontrati casi di leishmania felina completamente asintomatici o che presentavano minime alterazioni patologiche.

La sola sintomatologia nella prima fase può aiutare il veterinario nella diagnosi della malattia, a meno che la fase sia avanzata e con segni clinici altamente caratteristici.

Per verificare la presenza del parassita della leishmania bisogna ricorrere ad indagini cliniche specifiche:

  • esami veloci in laboratorio per verificare la presenza di anticorpi e utili per riuscire a fare una prima valutazione da poi approfondire con ulteriori indagini cliniche.
  • Test diretti, come quelli di colture e strisci, in grado di riconoscere in modo semplice e diretto l’insediamento del Leishmania donovani all’interno dell’organismo animale.
  • Esami sierologici indiretti in grado di ravvisare anticorpi formatisi per contrastare il parassita.
  • Esame CPR che, reagendo al DNA del parassiti, fornisce la quantità numerica presenti nell’animale.

Si deve poi procedere con esami non specifici, come l’analisi di sangue e urine per avere un quadro chiaro dello stato degli organi e della salute generale dell’animale e fare anche indagini diagnostiche aggiuntive per escludere la presenza di altre patologie infettive associate, come Piroplasmosi ed Erlichiosi, che possono rendere più complicato un quadro clinico.

Una volta appurato che l’animale sintomatico è affetto da leishmaniosi canina, il veterinario imposta una terapia a seconda del caso, prescrivendo farmaci specifici in grado di ottenere la remissione dei sintomi, la diminuzione della parassitosi, limitare l’insorgere di recidive e il tasso d’infettività di altri pappataci e rafforzare la risposta immunitaria dell’animale.

Bisogna tener bene presente che non è possibile una guarigione completa del cane per il fatto che attualmente non sono stati ancora scoperti farmaci veterinari totalmente efficaci, di semplice somministrazione e privi di effetti collaterali.

Per mezzo delle terapie si riesce ad ottenere la sparizione dei sintomi e il miglioramento del quadro clinico generale, ma il parassita rimane comunque latente nell’organismo dell’animale domestico che dovrà essere monitorato periodicamente per la valutazione dello stato del sistema immunitario e per limitare al massimo la possibilità di recidive.

Per quello che riguarda la leishmaniosi felina, L’European Advisory Board per le Malattie del Gatto suggerisce una monoterapia a base di allopurinolo, dopo la quale la maggior parte dei gatti sottoposti alla stessa sono completamente guariti, grazie anche alla naturale resistenza di questi animali alla malattia e alla loro risposta immunitaria ben superiore a quella del cane e che in molti casi ha permesso una guarigione spontanea.

Veterinaia visita cucciolo di cane

Anche se è possibile fare la prevenzione della filariosi e della leishsmaniosi come vedremo in seguito in questo post, è bene sottoporre periodicamente il proprio animale domestico a una visita del veterinario di fiducia che, grazie a strumenti diagnostici di avanguardia come lo SNAP® test IDEXX, l’esame ELISA, l’esame PCR e il test di immunoflorescenza indiretta, sarà in grado di diagnosticare immediatamente se è affetto da una malattia trasmessa da zanzare, pappataci e altri insetti vettori, come filaria, leishmania, ehrlichiosi, anaplasmosi, borreliosi.

Prevenzione delle malattie trasmesse da zanzare e pappataci a cani e gatti

Cercare di limitare al massimo la quantità di zanzare presenti in case e spazi aperti dove si vive con i propri animali domestici e prevenire le malattie trasmissibili per mezzo delle punture delle stesse non è la stessa cosa.

Infatti fare una adeguata profilassi preventiva contro le pericolose patologie viste sopra è, come l’evitare loro pericolosi colpi di calore, un dovere fondamentale per i padroni di cani e di gatti per non andare incontro a rischi molto seri per la loro salute.

Profilassi preventiva della filariosi

Per evitare che gli animali domestici vengano colpiti dalla filariosi, il sistema di prevenzione più sicuro ed efficace attualmente è di sottoporli a una terapia microfilaricida contro le larve della filaria a base di sostanze in grado di ucciderle prima che arrivino al cuore e inibire lo sviluppo del parassita adulto infettante.

Il trattamento, che non è una vaccinazione vera e propria e che si può iniziare in animali di 8 settimane di età, va fatto costantemente nel periodo in cui ci sono le zanzare per 9 mesi (da aprile-maggio a dicembre-gennaio) sotto il controllo del veterinario.

I farmaci antiparassitari per il cane più usati a questo scopo attualmente reperibili in Italia e da somministrare per via orale o applicare sulla cute dell’animale ogni 30 giorni cominciando 1 mese prima della comparsa delle zanzare e finendo un mese dopo la loro scomparsa, sono:

  • Milbecimina ossima ( Interceptor Flavor o Milbemax Cani da somministrare all’animale ogni 30 giorni, ).
  • Moxidectina ( Guardian in compresse orali, Guardian SR in soluzione iniettabile per via sottocutanea, Advocate in soluzione spot on per uso topico)
  • Ivermectina (i più  conosciuti trai farmaci farmaci lattoni macrociclici sono Cardotec 30 e Cardotek 30Plus in tavolette masticabili)
  • Selamectina (Stronghold in soluzione per uso topico)

I gatti, come scrivevo sopra, presentano una maggiore resistenza ad essere infestati dalla filaria rispetto ai cani, ma nel caso ne fossero colpiti la malattia sarebbe più problematica anche perché spesso gli animali di questa specie affetti non presentano segni clinici che possano fare sospettare l’eventuale presenza dei parassiti e permettere di correre ai ripari al più presto.

Per questo motivo e per il fatto che ultimamente in Italia si sono verificati improvvisi decessi privi di sintomatologia causati dall’affezione in alcuni esemplari, è consigliabile sottoporre i gatti alla terapia filaricida, anche perché i test diagnostici attualmente disponibili non sono così precisi e sensibili come quelli studiati e messi a punto per gli esemplari appartenenti a razze canine e possono dare risultati fuorvianti (sia falsi negativi sia falsi positivi).

Nella prevenzione della filariosi cardiopolmonare del gatto i prodotti da impiegare più indicati sono Milbemax Gatti, Stonghold e Cardotek 30.

Ingrandimento di zanzara tigre

Per gli animali domestici che vivono in zone dove si è riscontrata la presenza di zanzare tigre anche in inverno (a Roma, per esempio, la Aedes albopictus c’è anche a dicembre e la filaria sta ormai diventando endemica), esistono anche prodotti farmaceutici specifici iniettabili una volta all’anno in grado di preservarli dal rischio di infettarsi, ma a tale profilassi possono essere sottoposti solo soggetti adulti e non i cuccioli.

Come prevenire la leishmaniosi

Ad oggi non è stato ancora formulato alcun vaccino contro la leishmaniosi felina e la prevenzione consiste unicamente proteggere i gatti dalle punture dei flebotomi nei modi e con i prodotti che vedremo in seguito, mentre per i cani, ben più colpiti dalla malattia, la farmacologia ha studiato e sta  ancora perfezionando antidoti di una certa efficacia.

In passato esistevano solo vaccini contro la leshmaniosi canina che hanno suscitato non poche perplessità nella comunità scientifica riguardanti la reale efficacia e gli effetti collaterali degli stessi, ma recentemente è stato immesso sul mercato europeo il nuovo Letifend per uso veterinario della casa farmaceutica  MDS Animal Health, leader mondiale della salute animale.

Il vaccino ad uso veterinario specifico per proteggere i cani dalle malattia causata da punture di pappataci infettati dal parassita, il cui principio attivo è vitamina Q ricombinante da Leishmania infantum, dovrebbe avere una efficacia intorno al 72% ed è indicato per cani sani a partire dai 6 mesi di età ed è solitamente ben tollerato.

L’immunizzazione inizia dopo 28 giorni dall’inoculazione del farmaco e dura 1 anno, trascorso il quale è necessario fare il richiamo del vaccino che deve comunque essere somministrato dal veterinario dopo aver visitato il cane ed essersi assicurato che non ci sia già una infestazione del parassita in atto.

Ma, anche se Letifend® è più sicuro, provoca effetti collaterali minori rispetto ai precedenti vaccini e riduce la gravità e l’incidenza della malattia, non protegge totalmente il cane dal ischio di contrarre la leishmaniosi e, pur essendo un miglioramento rispetto al passato, non è in grado di risolvere definitivamente il problema.

Vaccinare contro la leishmania un cane in salute è certamente utile, ma per una efficace prevenzione delle malattie trasmesse da punture di zanzare e insetti simili, occorre proteggere cani e gatti con efficaci e sicuri antiparassitari, insetticidi e repellenti topici.

Cosa fare per proteggere efficacemente cani e gatti dalle punture di zanzare

Per evitare ai vostri amici pelosi le pericolose morsicature di zanzare e pappataci, si devono usare prodotti  specifici ed adottare determinati comportamenti allo stesso tempo per assicurarvi di dare loro la maggior protezione possibile.

Infatti, sistemare negli spazi aperti larvicidi e trappole elettriche e in quelli chiusi zanzariere e lampade uva, non è certo sufficiente ad evitare a cani e gatti di subire le punzecchiature di questi insetti se non gli vengono somministrati farmaci specifici per via orale e se non si applica sulla loro cute prodotti insetticidi e repellenti ad uso topico, dato che l’uso di determinate sostanze chimiche è fondamentale per allontanare Culicidi e pappataci dagli animali domestici e e preservarli dalle loro punture.

Per quello che riguarda la prevenzione della filariosi, ho già indicato quali sono le sostanze più adatte, ma consiglio caldamente di farvi prescrivere dal proprio zooiatra di fiducia i farmaci del caso, specie quelli di profilassi preventiva ad uso interno, che ritiene maggiormente indicati per il vostro cane o gatto.

Per vaccini e simili è meglio affidasi unicamente al veterinario e non rivolgersi al personale di farmacie anche specializzate in animali, che, pur essendo competente in materia, potrebbe non consigliarvi per il meglio se non è al corrente dello stato di salute e dell’anamnesi dell’animale in questione.

Parti del cane protette dal collare antiparassitario

Ad uso topico si possono usare collari impregnati di antiparassitari-repellenti, spray, lozioni e soluzioni liquide spot on (goccine in pipette da applicare direttamente sulla pelle dell’animale domestico) a base di Deltametrina, Imaclopid, Piriproifene e Permetrina  (quest’ultima sostanza è nociva per i gatti ed è indicata solo per i cani).

Tra i prodotti di questo tipo adatti al cane più noti, in cui il principio attivo si concentra nelle ghiandole sebacee situate nei follicoli piliferi dell’animale domestico e lo protegge dal giorno dopo dell’applicazione a un determinato numero di settimane (la durata dell’efficacia è variabile ed è indicata nel foglietto illustrativo), il mio veterinario indica come validi l’ Expot in pipette, il collare Scalibor e l’Advantix della Bayer.

Tali prodotti antizanzara vanno usati solo sui cani, mentre per i gatti quelli più conosciuti sono il collare Seresto e l’Advantage Spot in pipette e adatto anche per i conigli.

Questi repellenti-antiparassitari svolgono un’azione insetticida efficace ad ampio spettro anche contro i morsi di pulci, zecche, mosche cavalline e di altri insetti che tormentano cani e gatti con le loro punture, ma bisogna fare attenzione a:

  •  acquistarli in funzione alla taglia dell’animale (ci sono diverse concentrazioni a seconda del peso ed esistono anche collari regolabili);
  • leggere attentamente le istruzioni e seguirne dosaggio, posologia e modalità di somministrazione;
  •  ripetere l’applicazione o sostituirli quando sta per finirne l’efficacia (anche i tempi di durata dell’effetto insetticida e scadenza sono riportati sul foglietto informativo o sulla confezione).

Piretroidi e permetrina sono molto usati per combattere zanzare e flebotomi, ma sono tossici per i gatti: vanno utilizzati solo per i cani e se ne deve evitare l’impiego in caso di convivenza dei due animali.

Per chi non desidera usare sostanze chimiche e vuole difendere gli animali dalle zanzare in modo naturale, esistono in commercio prodotti repellenti a base di olio di Neem completamente atossici, ma la loro efficacia e durata sono minori e, quindi, devono essere applicati con maggior frequenza.

Altri antiparassitari naturali, come quelli contenenti essenza di citronella e di geranio tanto consigliati nelle erboristerie, sono poco validi a mio avviso, perché, oltre ad avere un’azione dalla potenza limitata, la loro applicazione deve essere fatta in modo uniforme giornalmente e va ripetuta nel caso che il pelo dell’animale dovesse bagnarsi.

Se volete tutelare adeguatamente il cane e il gatto di casa, oltre all’impiego dei prodotti specifici di cui non si può fare a meno, è necessario adottare questi accorgimenti nei periodi dell’anno in cui sono presenti zanzare e pappataci:

  • fate dormire l’animale domestico in casa anche se è abituato a riposare all’aperto;
  • evitate le passeggiate con lui dall’imbrunire all’alba, portandolo fuori di notte solo per il tempo necessario a fare i suoi bisogni;
  • non portatelo nell’erba alta e in luoghi paludosi, ricchi di acquitrini e umidi, habitat ideali per questi insetti;
  • Non lasciate all’aperto giocattoli per cani provvisti di fori come il Kong, perché costituiscono per gli insetti ematofagi di queste specie l’habitat ideale dove nidificare in presenza di umidità;
  • non fatelo stare all’aperto in prossimità di  accumuli di fogliame e ristagni di acqua;
  • se lo tollera, mettete nella sua pappa dell’aglio, il cui odore è sgraditissimo alle zanzare;
  • evitate copertine, giacigli e cucce di colore scuro;
  • tenetelo lontano dagli animali da pascolo ( cosa sempre da fare anche per motivi di sicurezza del peloso);
  • lavate il cane con un buon shampoo repellente e poi fatelo asciugare al sole o, se il tempo è brutto, asciugate accuratamente con il phon il pelo in modo che non rimanga bagnato per troppo tempo e attiri gli insetti emofagi, sempre alla ricerca di umidità.

Dotare di zanzariere una casa la protegge dagli insetti

La bonifica dell’ambiente esterno ed interno è importante e per difendere gli animali da compagnia sono utilissime zanzariere, lampade ad insetticida e altri rimedi indicati per prevenire le punture alle persone ( consiglio di leggere il post relativo che avevo già citato in questo articolo, ma che linko anche qui per vostra comodità).

Per una efficace e sicura protezione dei cuccioli, particolarmente problematica se sono molto piccoli per il fatto che non possono essere impiegati su di loro la maggioranza dei prodotti di più efficaci, il mio suggerimento non può essere che quello di chiedere consiglio al veterinario.

Rivolgersi a un medico specializzato nella cura degli animali è, comunque, la cosa più giusta da fare anche nel caso di farmaci da somministrare a soggetti adulti: prevenire le malattie veicolate da zanzare e pappataci e difendere efficacemente il cane e il gatto di casa dai tormentosi pruriti e possibili infezioni causate dal grattamento delle zone infiammate dall’inoculazione è molto importante e non è certo il caso di prendere iniziative personali avventate ed affidarsi al fai da te.

Se volete sapere come comportarvi con altri tipi di punture e conoscere i rimedi appropriati per ognuna, date un’occhiata anche a:

Credit photo intestazione: Pexels.com

Credit photo dirofliaria: Wikimedia.org  by Cú Faoil (text), Anka FriedrichDirecoes_anatomicas.svg: RhcastilhosMosquito gender en.svg: LadyofHatsderivative work: Anka Friedrich
Credit photo pappatacio: Wikimedia org. by Content provider: CDC/ Frank Collins. Photo credit: James Gathany
Credit photo cane e gatto dal veterinario: Flickr.com by Ilmicrofono Oggiono

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