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Giornata Mondiale della sindrome di Down

Lo scorso anno il CoorDown, che è il Coordinamento nazionale delle persone affette da tale sindrome, si era valso di testimonials famosi ( fra cui Francesco Totti, Fiorello, Antonio Cassano, Antonella Clerici e moltissime altre personalità  di spicco del mondo dello spettacolo e dello sport ) che avevano offerto la loro  disponibilità per l’iniziativa ” Dammi più voce “, aderendo con videomessaggi personali.

Questa volta, invece, la campagna “Dear Future Mom” , ideata in collaborazione con Saatchi & Saatchi, che cura la comunicazione del CoorDown in occasione della Giornata Mondiale della sindrome di Down, è stata incentrata su un video virale, diretto dal regista Luca Lucini e lanciato il 14 marzo scorso, che ha riscosso un grandissimo successo in Rete, tanto da essere  stato lo spot più condiviso al mondo nella giornata della ricorrenza e che ha avuto nella prima settimana di uscita  ben 2,3 milioni di visualizzazioni ( secondo i dati di Viral Video Chart ).

DearFutureMom, che ha letteralmente commosso il Web, prende spunto da una mail che una donna, in attesa di un bambino con la sindrome di Down, aveva mandato al CoorDown.

Che vita avrà mio figlio? ” s’interroga e chiede la futura mamma in un appello particolarmente toccante, colta da umana e comprensibilissima paura per il futuro.

Nel video le rispondono ( e nel frattempo rispondono a tante altre mamme, visto che 1 bambino su 1300 nasce down ) alcuni ragazzi, di diverse nazionalità, affetti dalla sindrome di Down: il figlio avrà una vita felice e completa, proprio come testimoniano sia la loro.

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I giovani le spiegano che, anche se a volte sarà difficile, suo figlio potrà imparare, andare a scuola, viaggiare, aiutare suo padre ad aggiustare la bicicletta, lavorare in futuro, portarla fuori a cena e abbracciarla proprio come tutti i figli fanno con le loro mamme.

Una vita serena e normale, senza differenze di sorta.

Non devi avere paura – è in sintesi la risposta che i ragazzi danno alla futura mamma timorosa – perché, nonostante la condizione di handicap, noi possiamo avere una vita ugualmente bella e soddisfacente, anche se ci sono inevitabili difficoltà da dover affrontare.”

” Ma tutti devono comunque fare i conti con momenti e situazioni non facili e ti renderai conto che valeva la pena farlo nascere e sarai anche tu felice assieme a lui. ”

Essere felici è un diritto per tutti e il benessere per i disabili è costituito soprattutto nell’ integrazione nella famiglia e nella società.

Luca Lorenzini, direttore creativo di Saatchi & Saatchi,  ha affermato che girare il video assieme ai ragazzi con sindrome di Down è stata una esperienza bellissima e che ” gli attori dei nostri filmati sono come quelli normodotati, c’è quello simpatico e quello meno. Ricordo il ragazzo francese, timidissimo, che  aveva imparato la parte a memoria e davanti alla telecamera è stato fenomenale.”

” Dear Future Mom ” è, secondo me, qualcosa di più di un bel video, è un omaggio alla vita che sa parlare al cuore delle persone.

(articolo sponsorizzato)

Credit photo: Wikimedia .org by  Centers for Disease Control and Prevention, National Center on Birth Defects and Developmental Disabilities

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4 Commenti

  1. Avevo 30 circa con marito e figlia siamo andati a Cundufuri (RC) e li abbiamo abitato per una settimana presso una famiglia con ben 11 figli il cui primo era down un ragazzone fortissimo e pesante ma non grasso tutto un muscolo. Ogni mattina invece del caffè ci portava le melanzane, pomodoro ecc. che noi ovviamente riportavamo alla mamma. Quando arrivava sulla spiaggia era capace di sollevarmi con tutta la sedia sdraio e buttarmi in acqua. Avevo istruito mia figlia 8 anni di stare di vedetta cosi mi buttavo in acqua prima io……poi lui si divertiva a buttarmi sotto meno male che so nuotare supe e sott’acqua in apnea anche oltre 2 minuti per cui non mi faceva paura.
    Questo per dire che sono meravigliosi e non è il primo che ho incontrato . La famiglia deve stargli vicino ma non proteggerli loro riescono a fare la loro vita ovviamente se non hanno altri gravi probleme ognuno ha la storia a se. Buona serata. Ah si si chiamava Antonio ma lo chiamavamo Totò.

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